Francesco Perilli

Eni, il Mozambico vale 1,2 euro

Bella sorpresa ieri per il titolo Eni. Equita Sim, infatti, ha aggiornato le sue stime sul gruppo energetico includendo nelle valutazioni l'epocale scoperta di Mamba Sud 1, il supergiacimento da 637 miliardi di metri cubi di gas individuato due settimane fa al largo del Mozambico. La Sim ha alzato il target price da 19,1 a 20,1 euro e calcolato un impatto positivo sul titolo pari a 1,2 euro in più per azione. Rivisto al rialzo anche l'utili per azione del 2011: da 2,03 a 2,12 euro.
E proprio l'immenso giacimento in Mozambico è stato argomento di discussione.
Paolo Scaroni ha infatti anticipato i passi successivi per lo sfruttamento di Mamba Sud 1. È «la più grande scoperta che abbia mai fatto l'Eni nella sua storia: cambierà la geografia dell'Eni e cambierà anche la geografia del Mozambico», ha sottolineato Scaroni, rivelando come «alla fine di questo progetto pensiamo che Mamba implicherà investimenti per 50 miliardi di dollari. Siamo intenzionati ad andare a tutta velocità per realizzare tutti gli investimenti necessari per sfruttare questo super-giant». Per avere i primi flussi di gas liquefatto, ha aggiunto il numero uno di Eni, occorrerà attendere il 2016: «Dovremo fare un liquefattore, almeno uno, e poi ci sarà da risolvere tutta una serie di problemi logistici a cui stiamo lavorando». Buone notizie sono arrivate anche dall'altro capo dell'Africa. Infatti due giorni fa Mellitah Oil&Gas, joint venture tra Eni (50%) e Noc (50%), la compagnia di Stato libica, ha riaperto prima del previsto la piattaforma offshore di Sabratha, al largo delle coste libiche (si veda MF-Milano Finanza del 3 novembre). «La ripartenza da Sabratha ci dà grandissima soddisfazione», ha spiegato il numero uno Eni. «Ha richiesto uno sforzo titanico ma dimostra che quando ci si rimbocca le maniche si riescono ad ottenere obiettivi insperati». Il riavvio della piattaforma «avrà un impatto positivo sui conti del 2012 ma anche su quelli di quest'anno: «Non saranno cifre particolarmente significative, ma certo saranno delle cifre positive. Non le abbiamo ancora quantificate», ha detto il top manager.
Nel frattempo le tempeste sui mercati finanziari che spesso mettono in ginocchio le borse, bruciando miliardi di capitale, preoccupano assai poco Eni, che può continuare a dormire sonni tranquilli. Con questo rassicurante messaggio l'ad del Cane a sei zampe ha voluto tranquillizzare mercati e piccoli azionisti ancora frastornati dopo il martedì nero di Piazza Affari (-6,8%) e che temono impatti negativi sul titolo del gruppo. Intervenuto a margine del B20, il forum degli industriali parallelo al G20 di Cannes, Scaroni ha sottolineato come «il nostro merito di credito prescinde dal Paese nel quale siamo basati». «Viviamo in una realtà diversa», ha proseguito, ossia quella delle multinazionali che «non fanno fatica a trovare mezzi finanziari sul mercato a tassi più bassi del debito pubblico nel paese dove operano».
E il mercato ha creduto alle parole di Scaroni: dopo aver viaggiato per buona parte della giornata a +2,57%, il titolo ha proseguito in zona positiva, chiudendo la seduta a +1,16% e scambiando a 15,73 euro.
Dal summit di Cannes, Scaroni ha voluto infine dire la sua sull'eventualità che alcune quote Eni possano essere cedute per far fronte ai 1.900 miliardi di debito pubblico italiano. A detta di Scaroni l'ipotesi non sarebbe neanche nell'agenda di Tesoro e Cdp, principali azionisti di Eni. Può darsi che il governo decida di mettere mano alle quote detenute in Eni, ha spiegato Scaroni, ma al momento «io non ne ho nessun sentore». «È un tema che mi appassiona poco, io sono oggetto e non soggetto. Ritengo che diamo dividendi sufficientemente generosi e quello che si guadagnerebbe per il debito, si perderebbe nel deficit».
L'ad Eni ha ricordato quindi come ci siano 300 mila azionisti e come Eni si comporti come «una public company che deve tutelare interesse di tutti gli azionisti. Quello che fa il Tesoro o la Cassa Depositi e Prestiti ci lascia piuttosto indifferenti».

Equita SIM